GLI AMBIENTI

Il consolidamento delle murature e l’ingente operazione di ripristino e allestimento degli ambienti interni della Rocca di Gradara sono stati realizzati tra il 1921 e il 1923 per volontà dell’ingegnere Umberto Zanvettori, il quale ha ricreato uno stile tipico delle residenze tra Medioevo e  Rinascimento, proponendo ambienti che non solo si richiamano alle

abitazioni private ma anche alle sale dei palazzi pubblici. L’arredo teatrale e scenografico è stato accuratamente scelto dallo stesso Zanvettori che acquistò sul mercato antiquario numerosi reperti di importante valore, così come preziosi sono i tessuti e le decorazioni dipinte che rivestono le pareti.

Il consolidamento delle murature e l’ingente operazione di ripristino e allestimento degli ambienti interni della Rocca di Gradara sono stati realizzati tra il 1921 e il 1923 per volontà dell’ingegnere Umberto Zanvettori, il quale ha ricreato uno stile tipico delle residenze tra Medioevo e  Rinascimento, proponendo ambienti che non solo si richiamano alle abitazioni private ma anche alle sale dei palazzi pubblici. L’arredo teatrale e scenografico è stato accuratamente scelto dallo stesso Zanvettori che acquistò sul mercato antiquario numerosi reperti di importante valore, così come preziosi sono i tessuti e le decorazioni dipinte che rivestono le pareti.

CORTILE

Attraversato il ponte levatoio si accede al Cortile, costituito da un’ampia area triporticata, che rispecchia il gusto e il passaggio di potere dalla famiglia Sforza e quella dei Malatesti. La parte est del cortile risale infatti al periodo dei Malatesti con arcate a volta gotica sostenute da pesanti colonne, su cui è presente lo stemma di famiglia raffigurante lo scudo con la scacchiera e le iniziali di Pandolfo Malatesti. Sugli altri lati vi sono snelle colonne in travertino che sorreggono archi a tutto sesto risalenti al periodo degli Sforza, come rimarcato dalle iscrizioni presenti sugli architravi delle finestre e del portale d’onore in cui spicca in lettere capitali il nome di IOANNES SFORTIA.

Attraversato il ponte levatoio si accede al Cortile, costituito da un’ampia area triporticata, che rispecchia il gusto e il passaggio di potere dalla famiglia Sforza e quella dei Malatesti. La parte est del cortile risale infatti al periodo dei Malatesti con arcate a volta gotica sostenute da pesanti colonne, su cui è presente lo stemma di famiglia raffigurante lo scudo con la scacchiera e le iniziali di Pandolfo Malatesti. Sugli altri lati vi sono snelle colonne in travertino che sorreggono archi a tutto sesto risalenti al periodo degli Sforza, come rimarcato dalle iscrizioni presenti sugli architravi delle finestre e del portale d’onore in cui spicca in lettere capitali il nome di IOANNES SFORTIA.

SALA DI TORTURA

La Sala di Tortura (o Prigione) è la prima sala che si incontra entrando nella Rocca. Essa è collocata alla base della torre del mastio e nel corso del tempo ha subito notevoli modifiche strutturali. Nell’angolo sud-est della sala è collocata la cisterna per l’approvvigionamento idrico del complesso abitativo e difensivo, utile per il sostentamento dei militari durante i lunghi periodi di assedio. L’ambiente è quello che più di tutti gli altri  conserva il ricordo dell’originale struttura militare, nonostante al suo interno, a seguito dell’intervento di Zanvettori, siano stati collocati oggetti e strumenti di tortura e di altra natura.

La Sala di Tortura (o Prigione) è la prima sala che si incontra entrando nella Rocca. Essa è collocata alla base della torre del mastio e nel corso del tempo ha subito notevoli modifiche strutturali. Nell’angolo sud-est della sala è collocata la cisterna per l’approvvigionamento idrico del complesso abitativo e difensivo, utile per il sostentamento dei militari durante i lunghi periodi di assedio. L’ambiente è quello che più di tutti gli altri  conserva il ricordo dell’originale struttura militare, nonostante al suo interno, a seguito dell’intervento di Zanvettori, siano stati collocati oggetti e strumenti di tortura e di altra natura.

SALA DEL MASTIO

Salita la scala di legno si arriva alla Sala del Mastio dove è ancora visibile la porta originale, cui si accedeva tramite ripide scale in legno rimovibili in caso di assedio. Sul soffitto è visibile una botola che conduce alla Sala del Torreggiano, esempio assoluto di neo-goticismo architettonico, attualmente non visitabile, da cui si accede agli ambienti superiori della torre che presentano le strutture architettoniche più antiche.

Si informano i gentili visitatori che alla Sala del Mastio sono in corso lavori di restauro

Salita la scala di legno si arriva alla Sala del Mastio dove è ancora visibile la porta originale, cui si accedeva tramite ripide scale in legno rimovibili in caso di assedio. Sul soffitto è visibile una botola che conduce alla Sala del Torreggiano, esempio assoluto di neo-goticismo architettonico, attualmente non visitabile, da cui si accede agli ambienti superiori della torre che presentano le strutture architettoniche più antiche.

SALA DI SIGISMONDO E ISOTTA

La Sala di Sigismondo e Isotta era originariamente di dimensioni più modeste, mentre oggi è il frutto dell’unione di più stanze, una delle quali nel Settecento era adibita a cappella. Nella parete sud sono ancora visibili le tracce del ponte levatoio che permetteva l’accesso al mastio. Il fregio che corre senza soluzione di continuità alla base del maestoso soffitto ligneo è decorato con volti effigiati dei due coniugi Sigismondo e Isotta, incorniciati entro due ghirlande di ispirazione classica e affiancati da figure dal corpo umano e fitomorfo che reggono gli scudi con le armi malatestiane: le tre teste dette le “maleteste”, la scacchiera, l’elefante, il liocorno crestato, la rosa quadripetala e il grifone. Il soffitto, elegantemente dipinto in rosso, azzurro e oro, presenta una decorazione a finti cassettoni e fu terminato nel 1927 come indica un graffito nella cornice.

La Sala di Sigismondo e Isotta era originariamente di dimensioni più modeste, mentre oggi è il frutto dell’unione di più stanze, una delle quali nel Settecento era adibita a cappella. Nella parete sud sono ancora visibili le tracce del ponte levatoio che permetteva l’accesso al mastio. Il fregio che corre senza soluzione di continuità alla base del maestoso soffitto ligneo è decorato con volti effigiati dei due coniugi Sigismondo e Isotta, incorniciati entro due ghirlande di ispirazione classica e affiancati da figure dal corpo umano e fitomorfo che reggono gli scudi con le armi malatestiane: le tre teste dette le “maleteste”, la scacchiera, l’elefante, il liocorno crestato, la rosa quadripetala e il grifone. Il soffitto, elegantemente dipinto in rosso, azzurro e oro, presenta una decorazione a finti cassettoni e fu terminato nel 1927 come indica un graffito nella cornice.

SALA DELLA PASSIONE

La Sala della Passione è così definita perché prende il nome dal fregio che corre lungo il perimetro della sala, in cui sono state affrescate intorno alla fine del Quattrocento o a cavallo del nuovo secolo le Storie della Passione di Cristo dal celebre pittore bolognese Amico Aspertini.

La Sala della Passione è così definita perché prende il nome dal fregio che corre lungo il perimetro della sala, in cui sono state affrescate intorno alla fine del Quattrocento o a cavallo del nuovo secolo le Storie della Passione di Cristo dal celebre pittore bolognese Amico Aspertini.

SALA MALATESTIANA

La Sala malatestiana presenta un fregio ad archetti tangente al soffitto, dipinto tra il 1921 e il 1923, in cui si possono ammirare i motivi araldici della famiglia Malatesti e dove è riportato il motto «tempus loquendi tempus tacendi», iscrizione tratta dall’Ecclesiaste e voluta da Sigigmondo Pandolfo Malatesti sul sepolcro della moglie Isotta degli Atti.

La Sala malatestiana presenta un fregio ad archetti tangente al soffitto, dipinto tra il 1921 e il 1923, in cui si possono ammirare i motivi araldici della famiglia Malatesti e dove è riportato il motto «tempus loquendi tempus tacendi», iscrizione tratta dall’Ecclesiaste e voluta da Sigigmondo Pandolfo Malatesti sul sepolcro della moglie Isotta degli Atti.

CAMERINO DI LUCREZIA BORGIA

Il Camerino di Lucrezia Borgia è ubicato nel torrione di nord-est. Alla sua primigenia funzione militare, indicata dalla botola e dalle cannoniere, è seguito un uso domestico come è sottolineato dalla ricca decorazione pittorica delle pareti, probabilmente realizzata nell’ultimo decennio del XV secolo, in cui è presente un trionfo di temi allegorici.

Il Camerino di Lucrezia Borgia è ubicato nel torrione di nord-est. Alla sua primigenia funzione militare, indicata dalla botola e dalle cannoniere, è seguito un uso domestico come è sottolineato dalla ricca decorazione pittorica delle pareti, probabilmente realizzata nell’ultimo decennio del XV secolo, in cui è presente un trionfo di temi allegorici.

SALA DEL LEONE SFORZESCO

La Sala prende il nome dalla decorazione delle pareti in cui sono raffigurati il leone rampante e le ali di drago, emblemi degli Sforza da Cotignola, che governarono Pesaro tra il 1445 e il 1512. I simboli della famiglia ricorrono anche nel soffitto ligneo, interamente decorato come dimostrano le onde, i rami di cotogno e l’anello con la punta di diamante che, come quelli delle due sale successive, risalgono alla ristrutturazione quattrocentesca, ovvero al periodo di Giovanni Sforza.

La Sala prende il nome dalla decorazione delle pareti in cui sono raffigurati il leone rampante e le ali di drago, emblemi degli Sforza da Cotignola, che governarono Pesaro tra il 1445 e il 1512. I simboli della famiglia ricorrono anche nel soffitto ligneo, interamente decorato come dimostrano le onde, i rami di cotogno e l’anello con la punta di diamante che, come quelli delle due sale successive, risalgono alla ristrutturazione quattrocentesca, ovvero al periodo di Giovanni Sforza.

SALA DEL CARDINALE

E’ chiamata così perché, secondo la ricostruzione fatta ad inizio Novecento dallo Zanvettori, essa avrebbe dovuto ospitare personalità di rango ecclesiastico.

E’ chiamata così perché, secondo la ricostruzione fatta ad inizio Novecento dallo Zanvettori, essa avrebbe dovuto ospitare personalità di rango ecclesiastico.

SALA DEI PUTTI

la Sala dei Putti prende il nome dalle scene dipinte sulle pareti che raffigurano, entro riquadri scompartiti da lesene con candelabre Giochi di Putti. La simbologia connessa alle raffigurazioni potrebbe alludere alla ripresa del governo da parte di Giovanni Sforza, all’indomani della conquista del Valentino (1500-1503). Si pensa che la sala sia stata realizzata per la nascita del piccolo Costanzo, figlio di Giovanni Sforza, avvenuta il 24 febbraio 1510.

la Sala dei Putti prende il nome dalle scene dipinte sulle pareti che raffigurano, entro riquadri scompartiti da lesene con candelabre Giochi di Putti. La simbologia connessa alle raffigurazioni potrebbe alludere alla ripresa del governo da parte di Giovanni Sforza, all’indomani della conquista del Valentino (1500-1503). Si pensa che la sala sia stata realizzata per la nascita del piccolo Costanzo, figlio di Giovanni Sforza, avvenuta il 24 febbraio 1510.

SALA ROSSA

L’ambiente prende il nome dal colore predominante dei tessuti che la decorano. Importante è il letto a baldacchino che presenta alla sommità delle colonne due aquile scolpite e che risale a manifattura emiliana del XVII secolo.

Si informano i gentili visitatori che La Sala Rossa è aperta al pubblico ma in restauro 

L’ambiente prende il nome dal colore predominante dei tessuti che la decorano. Importante è il letto a baldacchino che presenta alla sommità delle colonne due aquile scolpite e che risale a manifattura emiliana del XVII secolo.

SALA DEL CONSIGLIO

La Sala è frutto della ricostruzione voluta dall’ingegnere Zanvettori per esemplificare il luogo in cui si svolgeva l’attività giudiziaria del signore. Nella parete sud è esposto un affresco, staccato dall’adiacente parete del Loggiato negli anni Sessanta del Novecento raffigurante una Scena di Battaglia, fatta eseguire da Giovanni Sforza in onore delle giovane moglie Lucrezia Borgia intorno al 1493. È attribuibile all’ambito di Amico Aspertini, con la partecipazione di Iohannes Hispanus, pittore spagnolo trapiantato nelle Marche.

La Sala è frutto della ricostruzione voluta dall’ingegnere Zanvettori per esemplificare il luogo in cui si svolgeva l’attività giudiziaria del signore. Nella parete sud è esposto un affresco, staccato dall’adiacente parete del Loggiato negli anni Sessanta del Novecento raffigurante una Scena di Battaglia, fatta eseguire da Giovanni Sforza in onore delle giovane moglie Lucrezia Borgia intorno al 1493. È attribuibile all’ambito di Amico Aspertini, con la partecipazione di Iohannes Hispanus, pittore spagnolo trapiantato nelle Marche.

CAMERA DI FRANCESCA

 E’ uno degli ambienti più suggestivi della Rocca. Per la realizzazione della sala, negli anni venti del Novecento, Zanvettori ha preso ispirazione dalla tragedia dannunziana. Nella camera sono presenti tutti gli elementi del dramma, così come furono tramandati da Dante e Boccaccio: il leggio dove era posato il libro “galeotto”i sedili e la botola, attraverso la quale avrebbe tentato di fuggire Paolo. Nella sala è presente il trittico con cornice originaria raffigurante la Madonna col Bambino fra sant’Agostino (?) e san Sebastiano con motivi propri  della cultura tardo-gotica e sulla parete opposta è un grande albero genealogico risalente al XVII secolo della famiglia Gonzaga, cui gli Sforza furono imparentanti tramite il primo matrimonio di Giovanni Sforza con Maddalena Gonzaga.

 E’ uno degli ambienti più suggestivi della Rocca. Per la realizzazione della sala, negli anni venti del Novecento, Zanvettori ha preso ispirazione dalla tragedia dannunziana. Nella camera sono presenti tutti gli elementi del dramma, così come furono tramandati da Dante e Boccaccio: il leggio dove era posato il libro “galeotto”i sedili e la botola, attraverso la quale avrebbe tentato di fuggire Paolo. Nella sala è presente il trittico con cornice originaria raffigurante la Madonna col Bambino fra sant’Agostino (?) e san Sebastiano con motivi propri  della cultura tardo-gotica e sulla parete opposta è un grande albero genealogico risalente al XVII secolo della famiglia Gonzaga, cui gli Sforza furono imparentanti tramite il primo matrimonio di Giovanni Sforza con Maddalena Gonzaga.

SALA DI GIUSTIZIA

La Sala prende il nome dal grande rilievo ligneo ivi presente che raffigura I sette arcangeli. Si pensa che in questo ambiente fosse presente un pozzo a rasoio e che la sala fosse utilizzata per amministrare la giustizia. Nella sala è presente la pala di Giovanni Santi, Madonna in trono con il Bambino, datata e firmata 1484, proveniente dalla locale chiesa di Santa Sofia.

La Sala prende il nome dal grande rilievo ligneo ivi presente che raffigura I sette arcangeli. Si pensa che in questo ambiente fosse presente un pozzo a rasoio e che la sala fosse utilizzata per amministrare la giustizia. Nella sala è presente la pala di Giovanni Santi, Madonna in trono con il Bambino, datata e firmata 1484, proveniente dalla locale chiesa di Santa Sofia.

LOGGIATO

Il Loggiato, situato al piano nobile, era chiuso da pareti con finestre fino al restauro dell’ingegnere Zanvettori; all’interno erano conservati numerosi affreschi di cui oggi sopravvivono alcuni frammenti.

Il Loggiato, situato al piano nobile, era chiuso da pareti con finestre fino al restauro dell’ingegnere Zanvettori; all’interno erano conservati numerosi affreschi di cui oggi sopravvivono alcuni frammenti.

CAPPELLA

L’ambiente presenta le pareti interamente decorate con pitture murali e un’iscrizione presente sulla volta «Guido Fiorini restauravit 1921» fa pensare che alcune decorazioni esistessero al momento del ripristino dell’ambiente effettuato negli anni venti del Novecento. Dietro l’altare è conservata un’importante terracotta invetriata opera di Andrea Della Robbia.

L’ambiente presenta le pareti interamente decorate con pitture murali e un’iscrizione presente sulla volta «Guido Fiorini restauravit 1921» fa pensare che alcune decorazioni esistessero al momento del ripristino dell’ambiente effettuato negli anni venti del Novecento. Dietro l’altare è conservata un’importante terracotta invetriata opera di Andrea Della Robbia.

CORPO DI GUARDIA

Secondo la ricostruzione attuata negli anni venti del Novecento l’ambiente posto subito dopo l’ingresso dal ponte levatoio avrebbe dovuto ospitare il Corpo di Guardia, ovvero l’alloggio dei soldati a presidio della Rocca. Lo spazio è frutto dell’unione di due ambienti collegati attraverso un’apertura ad arco.

Secondo la ricostruzione attuata negli anni venti del Novecento l’ambiente posto subito dopo l’ingresso dal ponte levatoio avrebbe dovuto ospitare il Corpo di Guardia, ovvero l’alloggio dei soldati a presidio della Rocca. Lo spazio è frutto dell’unione di due ambienti collegati attraverso un’apertura ad arco.

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ORARIO DI APERTURA
dal 13/03 al 30/06
Lun-Dom  9.00-19.00
(chiusura biglietteria ore 18.15)

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DOVE SIAMO
Piazza Alberta Porta Natale, 1
61012 Gradara (PU)